
Job Labs: donne protagoniste di inclusione e empowerment
Un modello innovativo incentrato sulla valorizzazione delle competenze
Il progetto Job Labs, promosso con il finanziamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri attraverso la quota Irpef dell’otto per mille, rappresenta un modello innovativo di inclusione lavorativa rivolto in particolare alle donne rifugiate. L’obiettivo è valorizzare competenze, percorsi di vita ed esperienze personali, accompagnando le partecipanti verso l’autonomia e il protagonismo attivo nei processi di integrazione.
Formazione e inserimento lavorativo
Nei mesi scorsi hanno preso avvio i primi incontri formativi. A Milano, presso San Martino Servizi è stato attivato un ciclo rivolto a badanti e caregiver, con approfondimenti dedicati alla relazione di cura con anziani e familiari, alla redazione del curriculum e alla preparazione al colloquio di lavoro, oltre che alla conoscenza del contratto collettivo del lavoro domestico.
Al Centro Penc si è sviluppato invece il percorso Donna Radice, dedicato al sostegno psicologico e alla crescita personale. Qui le partecipanti hanno avuto l’opportunità di lavorare sull’empowerment, sull’emersione delle soft skills e sulla valorizzazione delle culture di appartenenza come risorse nel cammino di inclusione.
Lo Speaking Club: la lingua come ponte
Accanto ai percorsi formativi, Job Labs promuove anche spazi di socialità e confronto. Al Community Center di Torino le peer tutor del progetto, insieme a un’operatrice del centro, hanno avviato lo Speaking Club, un luogo dove le donne si incontrano per chiacchierare in italiano, esercitarsi con la lingua e sostenersi a vicenda nella scoperta di nuove parole ed espressioni.
Gli incontri, aperti a tutte le donne indipendentemente dal livello linguistico, si svolgono ogni lunedì mattina presso Il Passo Social Point (via Leinì 68/B, Torino). È possibile partecipare anche con figli e figlie, rendendo lo spazio inclusivo e accogliente.
Oltre l’assistenzialismo
Job Labs rappresenta un progetto che supera l’approccio assistenzialista, creando percorsi concreti di inclusione lavorativa e sociale. Le donne non sono più destinatarie passive di servizi, ma diventano attrici principali del proprio percorso, grazie a un approccio che intreccia formazione, empowerment e relazioni di comunità. Si tratta di un modello innovativo e replicabile che vuole valorizzare le competenze maturate sia nei Paesi di origine sia lungo il percorso migratorio in cui le donne diventano protagoniste anche nell’erogazione di servizi a favore di altre persone rifugiate.
03 settembre 2025, Redazione