Ventimiglia: cosa succede alla frontiera

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Ventimiglia: cosa succede alla frontiera

Il lavoro della Diaconia Valdese e di Oxfam Italia a Ventimiglia è stato avviato nell’agosto 2017 con un team mobile che opera sul territorio nei punti nevralgici della città e della frontiera, tra la stazione e il confine francese di Mentone-Garavan. Lavoriamo col supporto di Asgi ( Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) e di un avvocato operativo sul territorio, l’obiettivo di questo intervento è, infatti, quello di avere un presidio che dia una prima informativa legale e un orientamento sui servizi del territorio e, in alcuni casi, che prenda in carico dei casi dal punto di vista legale.
Siamo stati i primi a offrire questo servizio in un territorio complesso come Ventimiglia nel quale, nel 2017, si contava una presenza di circa 800/1.000 persone al giorno.
Va detto che Ventimiglia è un contesto particolare, in continua evoluzione e, di conseguenza, in continua evoluzione è anche il nostro intervento.
In un primo tempo l’urgenza è stata di dare una prima informativa legale e di occuparsi di coloro che avevano ricevuto dei dinieghi o dei decreti di espulsione illegittimi (per esempio per i dublinati, i minori non accompagnati o gli eritrei che sono inespellibili).
Col decreto Minniti sono diminuiti gli sbarchi, e dunque i transiti, e di conseguenza la pressione si è un poco ridotta ma è aumentato il numero di migranti con situazioni più complesse. Questo è dovuto da un lato alla stanchezza di persone che hanno dovuto vivere una situazione di marginalità e che non vedono più soluzioni per la loro permanenza in Italia e dall’altro ai traumi provocati dalle lunghe permanenze nelle carceri libiche.
Aumentano, infatti, le persone che hanno finito un percorso o che escono dai circuiti di accoglienza, aumentano, lo stiamo osservando, le persone vulnerabili e con disagi psichici. Aumentano, le persone con un diniego della commissione e i dublinati, tutte persone che hanno necessità di un aiuto sul piano legale e che fino ad allora, spesso, non ne hanno mai avuto.
I dublinati,  ad esempio, all’arrivo in aeroporto ricevono un invito a presentarsi in  questura per regolarizzare la loro posizione sul territorio italiano; spesso, in maniera del tutto illegittima, viene consegnato loro  un foglio di espulsione, con obbligo di lasciare il territorio nazionale entro 7 giorni. Tutto ciò avviene, in molti casi, senza l’ausilio di un mediatore, senza alcuna informativa sui diritti, e senza che venga concessa loro la possibilità di chiedere protezione internazionale in Italia.
Insomma molti arrivano  Ventimiglia anche a causa del malfunzionamento del sistema italiano.
Da Ventimiglia, dunque, si cerca di andare via ma la frontiera è fortemente pattugliata dai gendarmi francesi così come è controllato il passo di montagna, detto “passo della morta” che alcuni cercano, con grandi rischi, di attraversare a piedi. In cima al “passo della morta” su un’alta rete qualcuno ha messo un cartello con scritto “Hope”, ma in realtà attraversarlo è rischioso e difficile.
L’intervento che stiamo facendo noi, e che sta dando anche buoni risultati, è prevalentemente di carattere legale. Abbiamo instaurato una buona prassi con la prefettura per riuscire ad avere una ri-accoglienza rapida per i casi che ne hanno diritto. E, inoltre, lavoriamo in un coordinamento stretto con le organizzazioni e gli avvocati francesi percorrendo la via del Referé Liberté: un ricorso davanti al giudice amministrativo francese, che verte sulla legittimità della procedura di respingimento. Si può  adire a tale istituto quando si ravvisa un respingimento da parte della polizia di frontiera francese che non rispetta la procedura stabilita ex lege. Alcuni eclatanti esempi sono il respingimento di un Minore straniero non accompagnato o  di un adulto a cui non è stato permesso di richiedere asilo politico in frontiera.
Il primo caso che abbiamo portato avanti risale a gennaio 2017, poi vinto. A marzo, insieme alle organizzazioni italiane e al coordinamento francese (CAFFIM), abbiamo portato davanti al giudice amministrativo di Nizza 19 casi di minori stranieri non accompagnati respinti illegittimamente alla frontiera. Abbiamo vinto tutti e 19 i casi: il giudice ha infatti riconosciuto illegittimo il respingimento in quei termini di quelle persone.
Questa è la dimostrazione che qualcosa si può fare e che con una cooperazione buona tra le due parti si può in qualche modo incrinare un sistema fondato su tali prassi.
Una cosa molto peculiare di Ventimiglia, su cui ancora non siamo riusciti a darci delle spiegazioni chiare né intervenire operativamente, sono i bus di “deportazione” organizzati dalla Prefettura di Imperia. Una o due volte la settimana, i ragazzi respinti in frontiera e tutti quelli che non hanno documenti validi  per rimanere sul territorio italiano (ovvero persone titolari di protezione o richiedenti asilo) vengono caricati sui bus e deportati all’Hotspot di Taranto. Abbiamo visto minori, richiedenti asilo, persone con documenti regolari sul territorio che vengono trasferiti a Taranto…
Questo è un problema su cui stiamo ragionando per capire come intervenire. Sono prassi illegittime e a queste dovremmo opporci, forse, in maniera più forte rispetto a quanto abbiamo fatto fino ad ora.
Ventimiglia, come tutte le frontiere, è lo specchio di quello che succede in Italia e in Europa. È la cartina tornasole di un sistema che è in crisi e che va rivisto per dare una speranza a tutte le persone in movimento.

Dall’intervento di Simone Alterisio a S-Confinate libertà, Convegno Nazionale Diaconia Valdese (Milano 24 gennaio 2019)

Fonte: migranti.diaconiavaldese.org