Volontariato internazionale: mettersi in discussione per uscirne arricchiti

Volontariato internazionale: mettersi in discussione per uscirne arricchiti

Il punto di vista della referente del servizio animazione dell'Asilo di S. Germano

“Ho imparato che le persone possono dimenticare ciò che hai detto, le persone possono dimenticare ciò che hai fatto, ma le persone non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire.”

(Maya Angelou)

 

L’esperienza di un volontario straniero in una RSA è complessa perché la realtà stessa all’interno di una residenza per anziani è complessa e contiene molte sfaccettature. Avvicinarsi al mondo degli anziani comporta avvicinarsi a un mondo fragile anche se arricchente e impegnativo sotto tanti punti di vista. Lavorare con l’anziano ci porta automaticamente a dover avere a che fare con la malattia, la difficoltà dell’anziano stesso di essere in una casa diversa da quella che per anni è stata CASA. Spesso ci si relaziona con sentimenti quali la malinconia, la nostalgia, la tristezza. A volte si è in difficoltà a trovare risposte a delle domande in apparenza semplici come “Voglio andare a casa. Mi accompagni?” oppure “Perché devo stare qui e lasciare casa mia?”. La difficoltà che coinvolge i nostri volontari stranieri non è solamente quella linguistica. Le parole si faticano a trovare perché la risposta è difficile non solo in termini grammaticali. Ci sono risposte difficili da dare da un punto di vista umano.

Oltre a questo il volontario, spesso molto giovane, si trova a relazionarsi, forse per la prima volta in modo concreto, con la malattia e la morte e spesso si trova disorientato e in difficoltà.

Negli anni ho avuto molti volontari ciascuno con la propria sensibilità e con le proprie attitudini relazionali più o meno sviluppate. Ho avuto volontari che sono cresciuti molto durante gli undici mesi di volontariato perché hanno saputo mettersi in discussione e hanno cercato risposte o quanto meno hanno cercato di dare un senso al dolore e alla perdita. Perché si tratta anche di questo: in un anno di volontariato i ragazzi e le ragazze si mettono in gioco e costruiscono legami. I legami a volte poi si sciolgono: se si sciolgono perché è finito il tempo del servizio spesso si mantengono i contatti, se invece si sciolgono perché la vita ha fatto il suo corso e gli anziani sono deceduti è più complesso elaborare la mancanza.

Quest’anno in particolare, i due volontari che ho avuto, Lola dal Belgio e Lundrim dal Kosovo, si sono messi in discussione sin da subito e hanno avuto occhio per tante piccole cose che spesso si trascurano quando la routine diventa regina della giornata. Eppure i volontari hanno saputo cogliere sfumature di sofferenza negli ospiti ai quali si avvicinavano e li hanno portati a interrogarsi su molti aspetti e a tratti queste domande li hanno, per forza di cose, messi un po’ in crisi. Hanno però saputo chiedere e provare a confrontarsi su tematiche complesse relazionandosi anche con me e facendo domande a volte concrete e a volte più filosofiche. Nonostante le difficoltà linguistiche sorte nell’affrontare tematiche così complesse siamo riusciti a affrontare le domande che sorgevano tipo: “i pensieri che hanno espresso gli ospiti e che metteremo sul calendario dell’avvento sono pensieri tristi. Li metteremo ugualmente sul calendario?” oppure “Cosa rispondo quando un ospite mi chiede di accompagnarlo a casa o mi dice che sente nostalgia di casa sua” oppure ancora “di fronte al dolore mi sento impotente quali parole posso dire all’ospite che soffre, senza scadere nel banale?”. Altre volte le difficoltà sono sorte anche su cose più pratiche tipo “Quando un ospite che non può bere mi chiede insistentemente acqua cosa gli posso dire?” “quando un ospite con cintura di contenimento mi esprime il desiderio di potersi alzare liberamente come gli spiego che è per il suo bene che ha la cintura?”. 

I volontari hanno trovato nel corso dei mesi il loro modo di rispondere a queste domande, sempre con grande sensibilità e rispetto della fragilità e della sofferenza altrui. A volte hanno compreso che non ci sono parole ma solo il silenzio. Non un silenzio vuoto ma un silenzio colmo di compassione che si può esprimere attraverso altri canali che non sono le parole, come lo sguardo, il sorriso, il tocco. 

Penso che il volontariato può diventare ricco di senso se genera una crescita personale, se si sviluppano competenze umane nuove come la pazienza, l’ascolto attento, la valorizzazione della comunicazione non verbale, oltre alle capacità più pratiche legate allo svolgimento delle attività di animazione.

Per concludere riporto qui sotto le parole del volontario Lundrim, le ha scritte e lette il giorno in cui gli abbiamo fatto una piccola festa per salutarlo: penso che siano profonde e molto significative perché esprimono bene la profondità con la quale è stato vissuto il servizio di volontariato negli undici mesi passati nella nostra residenza per anziani.

È stato più o meno in questo periodo, l’anno scorso, che ho ricevuto la notizia che la mia candidatura per diventare volontario in Italia era stata accettata. In mezzo a tutte le procedure burocratiche che dovevo affrontare, continuavo a immaginare come sarebbe stata la mia esperienza in Italia. Ma nemmeno la fantasia più vivida avrebbe potuto mostrarmi tutto ciò che ho realmente vissuto qui, il modo in cui sarei cambiato come persona. Ed eccomi qui ora, quasi un anno dopo, a leggere questa lettera di saluto a persone che fino a un anno fa erano perfetti sconosciuti, ma che oggi sono alcune delle persone più care e gentili che io abbia mai conosciuto.

Desidero ringraziare voi, ospiti dell’Asilo, per la pazienza e la gentilezza che mi avete dimostrato nei momenti che abbiamo condiviso insieme.

Trascorrere del tempo con voi mi ha insegnato alcune lezioni di vita molto importanti. Tutto ciò che è materiale nella vita va e viene, ma alcuni valori spirituali e i legami che creiamo con gli altri restano per sempre. L’amore, l’amicizia, la pazienza, la capacità di apprezzare le piccole cose della vita: sono insegnamenti che non si imparano a scuola, ma che io ho avuto la fortuna di imparare da voi, e di questo vi sarò eternamente grato.

Ora che mi preparo per il prossimo viaggio della mia vita, dire addio è davvero difficile — e in un certo senso, non vorrei affatto farlo. In questo momento, ho bisogno di essere un po’ egoista. Porterò con me tutto ciò che posso di quello che mi avete donato. Non ho mai ricevuto così tanti complimenti in vita mia come durante la mia permanenza qui; mi avete chiamato “tesoro”, “caro”, “gioia”, “amore”. Queste parole per voi possono essere normali, ma per me sono assolutamente straordinarie, e spero che sappiate che voi date ai volontari tanto quanto i volontari danno a voi.

So che la mia esperienza e le lezioni che ho imparato con voi resteranno con me a lungo, e in questo modo porterò con me un pezzetto di ciascuno di voi nel mio futuro. 

Spero di essere riuscito a portare qualcosa di nuovo nelle vostre vite, e spero che ciò che abbiamo fatto insieme vi sia piaciuto.”

 

Eleonora Piccaluga – Rubiano,
referente servizio animazione Asilo dei Vecchi di S. Germano Chisone, 01/08/2025